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Municipalità 10: Bagnoli, Fuorigrotta

lo stabilimento Italsider visto dall'alto
Lo stabilimento Italsider alla chiusura, agli inizi degli anni novanta

Cenni storici

Bagnoli, il quartiere operaio della città. Per quasi cento anni è stato così. Prima del grande sviluppo industriale, era stata un'area termale frequentata dai greci, dagli imperatori romani e da Federico II di Svevia. Era il 1904 quando il Governo Giolitti varò la "Legge speciale per il "Risorgimento di Napoli". Fu la base per la costruzione nel 1909 dello stabilimento siderurgico ILVA che con i 12 ettari di superficie ed i tre altoforni da 150 tonnellate, costituirà per un trentennio uno dei più importanti poli industriali del Mezzogiorno, stravolgendo il quadro economico, sociale e poi ambientale dell'intera area arrivando ad occupare nel 1919 oltre 4.000 operai, e nel 1973 quasi 8.000.

Un percorso lungo e tortuoso quello dell'impianto di Coroglio, entrato nel circuito dell'Iri nel 1934 quando, in seguito alle conseguenze della grande crisi americana, Benito Mussolini approvò il progetto dell'economista casertano Alberto Benedice. Lo stabilimento è rimasto nell'ambito del così detto ospedale delle Industrie fino alla definitiva dismissione all'inizio degli anno '90. Nel 1962 diventò Italsider, affiancandosi agli altri tre impianti italiani, quello di Genova Cornigliano, quello di Terni ed il nuovo stabilimento di Taranto. Tornò ILVA solo verso la fine degli anni '70 quando iniziò anche la grande crisi del settore, contrastata a fatica da manovre politiche e sindacali poi finite nel mirino della critica tanto che anche alcuni esponenti della sinistra campana hanno poi ammesso che fu un errore prolungare l'agonia di un impianto ormai destinato alla chiusura. Ma Bagnoli non è stata solo Italsider.

 
 
veduta dell'isola di Nisida, anno 1850
Veduta dell'isola di Nisida - anno 1850

Nella zona di Coroglio non erano pochi negli anni '40 gli stabilimenti balneari prima che l'inquinamento prendesse il sopravvento. Erano gli anni del grande sviluppo industriale quando anche la cementire e l'eternit, che produce il tristemente famoso cemento-amianto, individuarono in quell'area i siti adatti alla costruzione di stabilimenti.

E fino alla fine degli anni '50, l'isolotto di Nisida ospitava l'Accademia Aeronautica che poi si trasferì a Pozzuoli e fece posto al carcere Minorile. L'idea di una Bagnoli diversa prende piedi all'inizio degli anni '70 con l'approvazione del nuovo Piano Regolatore che prevede che il 30% dell'area venga destinato a strutture turistiche e scientifiche. Ma i primi punti del progetto si concretizzano solo negli anni '80 con la lenta ma progressiva dismissione degli impianti industriali, anche in coincidenza con lo svilupparsi di una nuova coscienza ambientale. L'Eternit, impossibilitata ad operare a causa dell'emissione di sostanza altamente nocive, chiude nel 1985.

La zona è sottoposta ad una prima bonifica. L'ILVA chiude l'altoforno, mentre la Cementir riconverte la produzione. Nel 1991 viene messa in liquidazione la Federconsorzi, la cui struttura viene rilevata dalla Fondazione IDIS che dà il via alla realizzazione di Città della Scienza. Con i suoi 65.000 metri quadri, 45.000 al coperto, rappresenta il primo tassello della Bagnoli che verrà.

 
 
ingresso della mostra d'oltremare
Piazzale d'ingresso della Mostra d'Oltremare

Fuorigrotta è a Nord di Napoli, sulla strada che porta a Pozzuoli e quindi a Roma. Per questo è segnata dalle vestigia dell'antica Roma. Durante i lavori di sterro per l'edificazione della Mostra d'Oltremare vennero alla luce una gran quantità di reperti archeologici, tra cui il "villaggio del Marcianum" ove fu sepolto San Gennaro, i cui resti furono successivamente portati alla catacomba che porta il suo nome.

Nei pressi della scuola media Silio Italico si erge una stele ormai quasi del tutto illeggibile, risalente al 1789 e fatta erigere dal tribunale della generale salute. Non è chiara la destinazione di quel luogo; sulla stele vi si legge che i carri e le bestie dovevano fermarsi, non si sa se fosse una sorta di dogana o un posto sanitario.

A Fuorigrotta v'era un gioiello, un'antica chiesa che sia per i tesori d'arte, sia per la storia di cui le sue pietre erano custodi era l'orgoglio dei fuorigrottesi: la chiesa di San Vitale, alla gente del luogo bastava indicarla come "la chiesa". Originaria del XIV secolo, fu abbattuta perché venne a trovarsi sul tracciato di un nuovo grande viale che dritto doveva portare alla Mostra d'Oltremare. Il dolore per la sua distruzione fu grande, sia perché troppo cara ai fuorigrottesi, sia perché lì erano custodite le spoglie del poeta Giacomo Leopardi, i cui resti furono traslati al Parco Virgiliano e collocati nei pressi della tomba di Virgilio. Numerose le personalità della cultura che accompagnarono il corteo, tra questi lo scrittore Giovanni Papini. Ai fuorigrottesi resta il merito di avere amato il poeta e di averne gelosamente custodito i resti; molte delle strade di Fuorigrotta portano il nome di una poesia del poeta.

Ma a Fuorigrotta c'era e c'è un'altra istituzione, indicata per antonomasia. "La scuola". E' un complesso scolastico elementare e non a caso il nome è "Giacomo Leopardi". Fu una scuola costruita e regolata sui modelli europei più moderni e all'avanguardia per quegli anno: nel 1928 disponeva di 40 aule spaziose e luminose, con annessi l'ambulatorio medico, le sale per la terapia, le palestre, la biblioteca (ricca di libri), l'aula di scienze, il refettorio, la cucina, il cinema. Essa era all'epoca la scuola pilota di Napoli. A dare il maggiore contributo allo splendore della scuola, sino a portarla a scuola modello fu il compianto direttore Alessandro Lala, la cui famiglia contribuì notevolmente all'arricchimento della biblioteca scolastica lasciando alla sua morte gran parte dei libri

 
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