
«Il napoletano va studiato, scomposto, ricomposto, letto dentro, visto fuori. Occorre fare una sorta di autopsia psicologica da vivo per capire com’è fatto, che cosa pensa, a quale tipo di cultura, filosofia, musica, letteratura ha dato vita, ha sintetizzato, interiorizzato. Il napoletano lo devi studiare, se possibile, quando non ha coscienza. Perché il rischio è che da cosciente ti fotte sempre, non ti dice la verità, non ti dice mai la stessa cosa, cambia le carte in tavola, ti riferisce quello che in quel momento capisce che ti interessa ascoltare»
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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