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"Mai più violenza sulle donne" al maschio Angioino

12 e 13 aprile 2013: Sessione plenaria del MEP (Model European Parliament) alla Sala dei Baroni

Con il flash mob organizzato dai sindacati, la conferenza sugli aspetti psicologici della violenza sulle donne organizzata dal Consiglio Regionale, la serata dedicata a Franca Rame al Teatro San Carlo, organizzata dal Comune, "Mai più violenza sulle donne" è stata tra le iniziative quella che, con maggiore approfondimento, si è sforzata di fare una riflessione a 360 gradi sul fenomeno della violenza contro le donne, di cui il femminicidio - con le tante, troppe, vittime che si contano ogni giorno - è solo la punta dell'iceberg.

La giornata di studio e di confronto si è svolta al Maschio Angioino, nella storica Sala dei Baroni, il luogo esclusivo dei Baroni del passato e, fino a qualche tempo fa, sede delle riunioni del Consiglio comunale, un organismo dal quale, per molti anni, nelle ultime consiliature, le donne sono state escluse, come ha notato aprendo la discussione la presidente della Consulta delle Elette del Comune di Napoli, Simona Molisso, che ha coordinato i lavori della giornata.

Una giornata costruita - e lo si è notato seguendo i lavori, che hanno affrontato tutti gli aspetti del fenomeno violenza contro le donne - attraverso un processo di confronto che ha coinvolto le Consigliere comunali e municipali e le Assessore comunali alle politiche sociali, all'istruzione, ai giovani, le associazioni femminili, i sindacati, la Asl, l'Università Federico II, gli operatori e le operatrici del Terzo Settore che si occupano delle donne vittime di violenza e le scuole, con tante ragazze e ragazzi presenti nella Sala dei Baroni.

Se il Sindaco de Magistris, nel suo saluto iniziale, ha sottolineato l'importanza che Napoli, la "Città dei diritti" conferisce alla realizzazione dell'obiettivo dell'uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, tutti gli interventi che si sono succeduti hanno esposto, a partire dalle pratiche, che cosa è e che cosa si fa e che cosa occorre ancora fare per combattere la violenza sulle donne. Il lavoro istituzionale, quello di cui hanno parlato le assessore Roberta Gaeta, Annamaria Palmieri e Alessandra Clemente, insieme alla Vice Presidente del Consiglio comunale Elena Coccia, e il lavoro sociale, quello mirato a far emergere il disagio, descritto dalla responsabile del Centro per le Famiglie della Asl Napoli 1, e quello mirato ad assistere e sostenere le donne quando scelgono di denunciare la violenza, il lavoro cioè delle assistenti sociali del Comune, delle operatrici delle case che accolgono le donne maltrattate, degli sportelli psicologici degli ospedali.
 
Infine, il lavoro culturale, quello forse più trasversale e complesso perché scava nelle categorie usate anche da chi si indigna contro la violenza: c'è poco da celebrare, ha detto la consigliera Simona Marino, c'è piuttosto da lottare, nominando  la violenza non in modo generico, ma per quello che è, cioè violenza degli uomini contro le donne delle quali temono, soprattutto, la libertà. Problema maschile dunque, quello della violenza, come hanno sottolineato in un dialogo molto serrato la giovane filosofa Stefania Tarantino e la giornalista Ida Dominijanni, che hanno messo in risalto, citando i numerosi gruppi di autocoscienza maschile, quanto importante sia il lavoro che gli uomini possono fare su se stessi.

Tutti questi piani si sono intersecati nella Giornata del Maschio Angioino, in cui ogni intervento, ogni racconto della propria pratica, rifletteva aspetti e nodi problematici di altre pratiche. Un esempio di questo intreccio è l'invito, espresso dalle operatrici del Terzo Settore al Comune, perché le assistenti sociali non utilizzino più, per consentire il ricovero delle donne maltrattate nelle case protette, l'articolo 403 del Codice Civile che mette in discussione la potestà genitoriale, e questo perché l'esperienza concreta mostra quanto la paura di perdere i figli scoraggi le donne dalla denuncia delle violenze domestiche. E', questo, un caso in cui l'aspetto legale e di tecnica sociale si intreccia con l'aspetto culturale e psicologico, un intreccio che solo il lavoro in rete, quello che le donne preferiscono fare, può mettere in rilievo.

 
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