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itinerario 5

Dai Quartieri Spagnoli a Piazza Plebiscito
Tra attrici, giornaliste e regine 

 

Tappe e figure femminili del percorso

 
 
icona itinerario 5
  • Teatro Nuovo: Titina de Filippo, Tina Pica, Tecla Scarano
  • Vico Tre re: Maria Francesca delle 5 Piaghe
  • Chiesa di S. Brigida: Brigida di Svezia
  • Salone Margherita/Galleria Umberto: Elvira Donnarumma
  • Teatro Augusteo: Francesca Bertini, Elvira Notari
  • Piazzetta Matilde Serao: Matilde Serao
  • Fuori percorso Teatro Metropolitan: Stefania Filo Speziale
  • Chiesa di S. Ferdinando: Lucia Migliaccio
  • Teatro S. Carlo: Laura Beatrice Oliva, Maria Caniglia
  • Palazzo Reale: Sofonisba Anguissola, Maria Amalia Valpurga di Sassonia, Maria Carolina D'Asburgo, Maria Carolina Bonaparte Murat Fondo soggettività femminili
 
 

guida all'itinerario

L'ultimo itinerario propone un viaggio all'insegna dei contrasti. Tra i vicoli dei quartieri spagnoli la narrazione spazia dalle attrici napoletane del Novecento, che hanno fatto rivivere nel teatro personaggi femminili della Napoli popolare, fino alla santa protettrice dei quartieri.
Tra via Toledo e Piazza Trieste e Trento incontriamo alcune protagoniste del Risorgimento, dive e interpreti della cultura e della città del primo Novecento. Giunte nel centro più prestigioso e rappresentativo di Napoli: Piazza del Plebiscito e Palazzo Reale, facciamo un salto nel passato per ricordare le regine del regno borbonico e del breve periodo napoleonico, delle cui vite troviamo qui testimonianze. Oggi il Palazzo Reale è sede della Biblioteca Nazionale il cui fondo soggettività femminili è divenuto un punto di riferimento per appassionati e studiosi di storia delle donne in tutta l'Italia.
L'itinerario parte da un'importante arteria della città: via Diaz, che scende a sinistra verso piazza della Borsa, trasversalmente a via Toledo.
Invano si è cercato, con l'Unità d'Italia, di mutarne il nome in via Roma; i partenopei insisteranno sempre nel chiamarla col nome del viceré di Napoli don Pedro de Toledo, il nobile spagnolo che dispose l'apertura di questa nuova importante arteria, destinata ad unire in linea retta il vecchio centro della città con il palazzo vicereale ed il periferico borgo di Chiaia, che si arricchiva sempre di più di belle ville e palazzi nobiliari.
Dopo l'apertura di via Toledo la zona a monte, dove prima non esisteva che qualche monastero, si popolò molto rapidamente, tanto più che il governo vicereale vi fece costruire delle caserme, o piuttosto degli edifici adibiti ad alloggio dei militari spagnoli, che venivano chiamati "quartieri", nome che ancora comprende, in un'unica denominazione, questo insieme di vicoli dalla caratteristica struttura a scacchiera. Intorno all'ambiente militare, allora quasi tutti erano mercenari, cominciò a formarsi una cerchia di sfruttatori, prostitute e tenutari di bordelli e il luogo divenne ben presto malfamato, a causa delle continue risse, ruberie ed degli omicidi che vi si commettevano.
I quartieri spagnoli nel corso dei secoli hanno mantenuto una connotazione negativa legata alla loro origine e alla loro storia. Nell'accezione comune è solitamente considerato un quartiere a rischio, dove l'illecito è prassi comune.
Esiste però l'altra anima dei quartieri, quella popolare, dove la vita si apre nei bassi e si riversa nei vicoli, densi di gente, attività commerciali, locali tipici, macchine e motorini sfreccianti; in un turbinio di voci, colori, sapori, che lasciano in chi li attraversa un'immagine pregnante della loro vera identità.
Ci addentriamo in questo dedalo di vicoli al di là della quinta architettonica dei palazzi nobiliari di Via Toledo e ci inerpichiamo per via Montecalvario fino al Teatro Nuovo

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