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Percorso del mese di aprile

Recensione "Il re pescatore"

 15/04/2014. I volontari del servizio civile nazionale si sono recati nella sede di via Diocleziano per partecipare ad una giornata di formazione durante la quale è stato proiettato il film "la leggenda del re pescatore". Il film vincitore di un premio oscar racconta la vicenda che lega i due protagonisti in una appassionante storia di umanità. 
 
Parry è un barbone ex professore di storia divenuto un clochard alla spasmodica ricerca del Santo Graal, cambiamento causato dallo shock della violenta uccisione della giovane e bella moglie proprio sotto i suoi occhi. Il destino vorrà poi che incroci la sua misera vita con la vita di Jack Lucas, un deejay caduto in disgrazia perché aveva involontariamente incitato uno psicopatico a fare una strage, lo stesso uomo che aveva ucciso la compagna di Parry. Le vite di Parry e Jack, con la sua eccentrica compagna Anne, sono dunque destinate a incrociarsi in una maniera tanto casuale quanto spietata e la loro storia non può che fondersi per il bene di entrambi.
Parry, il personaggio interpretato da uno straordinario Robin Williams ci ha reso spunti per avanzare riflessioni sul mondo dei senza fissa dimora. Il coraggio di una umanità che raccorda i propri frammenti riproponendo le dimensioni del disagio in qualcosa di profondamente vero che investe spettri emotivi importanti come il senso di colpa e quello di responsabilità verso gli altri. Il titolo del film è tratto da una storia che Perry racconta all'amico Jack che lega la loro vicenda su un piano diverso rispetto alla dura e scioccante realtà che li aveva coinvolti psicologicamente ed emotivamente come vittime e carnefice al di là di un drammatico fatto di cronaca che qui riproponiamo integralmente: 
 
"La conosci la storia del Re Pescatore? Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: "Tu custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!". Ma il ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso, non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato di troppa esperienza, e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un uomo solo e sofferente, e chiese al re: "Che ti addolora amico?" e il re gli rispose: "Ho sete e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola". Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata. Si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto trovare tu quello che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?" e il giullare rispose: "Io non lo so, sapevo solo che avevi sete". 
 
Questa storia ci ha offerto la possibilità di interpretare e comprendere meglio alcune delle fragili dinamiche che spingono gli uomini a trovarsi in una situazione di marginalità sociale e forte disagio sociale dovuto molto spesso ad un concatenarsi di cause che si vengono a determinare a partire da micro e macro esperienze purtroppo traumatiche che scavano un solco nell'autostima delle persone. Una condizione quella del senza fissa dimora che risulta interconnessa alle forze sociali riducono la loro autodeterminazione. Nel caso di Perry l'evento scatenante è stato la perdita della moglie in circostanze dolose e fortuite, per mano di uno squilibrato indotto a sparare in seguito ad un comportamento giudicato irrispettoso. L'assassino aveva raccolto una provocazione esplicitata troppo superficialmente da Jack che dal microfono della sua radio aveva bruscamente inveito contro la sua persona. 
 
Parry: confini sottili ed equilibri precari
  La visione del film La leggenda del Re Pescatore è stata favorevolmente accolta da tutto il gruppo come momento di formazione e riflessione.
Per quanto siano stati rilevati dai più gli aspetti romanzati e semplificati della vicenda (che, ricordiamolo, rientra pur sempre nel genere della commedia, anche se impegnata), ne è stata apprezzata la sensibilità nella trattazione, lo spessore dell'interpretazione degli attori, la molteplicità delle prospettive interpretative.
  Parry non è solo simbolo della labilità del confine tra "normalità" e "pazzia"; la consapevolezza subitanea che i fantasmi della strada abbiano una storia prende a schiaffi in faccia, sconvolge e richiama all'esercizio della responsabilità e dell'impegno.
Jack, l'uomo "integrato" e di successo mostra invece come la solidità dei nostri riferimenti culturali e sociali sia in realtà posticcia e precaria; quanto siano differenti le relazioni basate sulla convenzione da quelle improntate al profondo scambio umano; quanto i rovesci di fortuna delle nostre esistenze possano strizzarci l'occhio e invitarci ad una maggiore consapevolezza di noi stessi e della realtà: fortuna/sfortuna; opportunità/specchietti per le allodole.
La ricerca del Graal, la nudità fisica e metaforica dei protagonisti, stimolano una riflessioine in profondità sulla ricerca di senso e sullo sforzo di trovare nella relazione la chiave d'accesso alla creazione di realtà e linguaggi condivisi con l'altro.
 

Cosa ci ha lasciato "La leggenda del re pescatore"?
L'aforisma del volontario

  • chi salva una vita, salva il Mondo intero;
  • è importante soffermarsi a pensare, l'essere superficiale alle volte ti conduce ad una vita impersonale, mentre, approfondire può significare migliorare;
  • solo chi vive di tanta esperienza può insegnare il vero senso della vita al prossimo;
  • per chi non ha nulla, anche un piccolo gesto d0affetto può significare tutto;
  • dopo amare, il verbo aiutare è il più bello;
  • il senso di colpa può portare l'uomo a fare cose che normalmente non farebbe mai;
  • aiutare il prossimo nasce dal bisogno di mescolare la sfera vitale e quella spirituale;
  • l'essenza, il vero messaggio che voleva suggerire questo film, concerne l'invisibilità agli occhi dei passanti dei senza fissa dimora;
  • la conoscenza del prossimo, attraverso l'aiuto reciproco, permette di conoscere se stessi e di affrontare le proprie debolezze e le proprie paure;
  • il vero volto degli uomini non risiede nel loro aspetto esteriore, ma, arde vivo nei loro cuori;
  • il senso di questo film va ricercato nel cuore di ognuno di noi;
  • il film rappresenta una ricerca di forza interiore che spesso dimentichiamo di avere;
  • le difficoltà viste come una nuova energia che dà la forza di cambiare pagina;
  • benchè romanzato, il film potrebbe essere un esempio dei confini che poniamo tra noi e gli altri;
  • un viaggio che esplora gli abissi profondi dell'animo umano.
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