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Chiesa di Santa Caterina a Formiello

Facciata laterale e cupola, particolare

Il nome deriva dalla vicinanza degli antichi "formali d'acqua"; l'acquedotto attraverso il quale passava l'acqua proveniente dalla sorgente della Bolla.
La chiesa fu fondata dalle famiglie Zurlo e Aprano. Nel 1451 la struttura ospitò i frati dell'ordine dei Celestini (fondato da Celestino V). L'edificio di culto è una delle più importanti chiese napoletane del rinascimento. I lavori, iniziati nel 1505 su progetto dell'architetto Romolo Balsimelli, di Settignano, presentano influenze stilistiche toscane legate alle esperienze di Brunelleschi e di Giuliano da Sangallo.
 
Il portale del secolo XVII è opera di Francesco Antonio Picchiatti. Dal 1514 è il grande chiostro realizzato da Fiorentino Della Cava. Ulteriori interventi furono realizzati in seguito secondo il gusto barocco classicheggiante.
 
La volta, a botte, presenta tre riquadri in cui sono raffigurati episodi della vita di Santa Caterina, di mano di Luigi Garzi che realizzò anche i peducci della cupola terminata poi da Paolo De Matteis nel 1712.
La volta e le lunette del transetto furono affrescate dal fiammingo Guglielmo Borremans tra il 1708 ed il 1709 e raffigurano San Domenico e la Vergine che placano l'ira del Redentore. Ai lati figurano la Madonna che appare a San Giovanni Evangelista e San Domenico che allontana gli infedeli.
 
Il sottostante Cappellone a destra dell'altare è dedicato alla Vergine del Rosario alla quale si attribuì la vittoria della battaglia navale di Lepanto del 1571. L'altro Cappellone è dedicato a San Domenico. La volta dell'abside presenta il trionfo di Giuditta del Borremans. Sull'acquasantiera, il tondo in altorilievo, raffigurante la Vergine con il Bambino è attribuita ad un allievo di Annibale Caccavello (1540 circa).
Le Cappelle furono decorate, nel Settecento, dal marmoraro Francesco Antonio Gandolfi.

Alle pareti si ammirano tele di Paolo De Matteis, Santolo Cirillo, Paolo Tenaglia, Giacomo Del Po e Luigi Garzi. Lo spazio della crociera e del presbiterio è caratterizzato da lapidi e sepolcri della famiglia Spinelli, eseguiti, nell'ultimo quarto del Cinquecento, dagli scultori napoletani Giovan Domenico e Girolamo D'Auria, Annibale e Salvatore Caccavello e dal lombardo Silla Longo. Gli stalli lignei del coro, intagliati con ricchi ornamenti manieristici, sono del bresciano Benvenuto Tortelli (1566). Sotto l'altare della quinta Cappella a sinistra sono conservate le reliquie dei beati martiri d'Otranto massacrati dai turchi nel 1489.

 
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