Comune di Napoli - Cultura - I segreti del Palazzo - Protagonista da oltre 180 anni - Il Real edificio
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Il Real edificio

antica mappa con evidenziata l'area prima della costruzione del Palazzo dei Ministeri di Stato
l'area prima della costruzione del Palazzo dei Ministeri di Stato, da: Giovanni Carafa, duca di Noja, Mappa topografica di Napoli..., 1775 - Archivio Storico Municipale, fondo cartografico

Nel 1816 il re Ferdinando I di Borbone-Due Sicilie dispose la costruzione di un prestigioso palazzo dove riunire i ministeri e le segreterie di Stato che, fino ad allora, avevano trovato sede in diversi luoghi della città. 
 
L'area individuata per la realizzazione dell'edificio fu quella compresa tra la via di San Giacomo, il vico della Concezione (l'attuale via Paolo Emilio Imbriani), il largo del Castello (all'incirca l'attuale piazza del Municipio) e via Toledo: una superficie complessiva di 215.000 palmi napoletani quadrati (circa 57.000 metri quadrati).
 
Furono necessari espropri e demolizioni che riguardarono abitazioni, il monastero e la chiesa della Concezione (detta anche di Maria Fior delle Vergini), un ex ospedale ed il Banco di San Giacomo; la cinquecentesca chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, invece, non fu demolita ma inglobata nella costruzione che ne assunse comunemente il nome.

La realizzazione del grande edificio, progettato dagli architetti Stefano e Luigi Gasse, Vincenzo Buonocore e Antonio De Simone, durò dal 1819 al 1825 ed al termine dei lavori l'imponente facciata principale in stile neoclassico si mostrò per un'altezza di tre piani più un piano ammezzato e con tre portoni: uno centrale "di rappresentanza" e due laterali simmetrici (quello di destra costituiva l'ingresso della ormai invisibile chiesa di San Giacomo).

 
 
pianta del Real Palazzo di San Giacomo elaborazione da cartografia del milleottocentosessanta
pianta del Real Palazzo di San Giacomo, elaborazione da cartografia del 1860

L'ingresso centrale si apriva sul vestibolo principale da cui si accedeva al corridoio (in parte galleria coperta con tettoia in vetro e ferro, una delle prime del genere in Europa) lungo circa 160 metri che consentiva di attraversare tutto il fabbricato giungendo, dopo alcuni tratti a gradini, in via Toledo.
 
Nel "real edificio dei Ministeri di Stato" si contavano 7 ingressi, 6 cortili (2 con fontane), 40 corridoi, 846 stanze che ospitavano: al primo piano la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Esteri e quello degl'Interni; al secondo piano i Ministeri di Grazia e Giustizia, degli Affari Ecclesiastici e della Polizia; al terzo piano il Ministero della Guerra, quello della Marina e il Ministero delle Finanze.

Dai due portoni che si aprivano sulla facciata allungata su via Toledo avevano entrata i Ministeri dei Lavori Pubblici, dell'Istruzione, dell'Agricoltura e del Commercio.
 
Inoltre erano sistemati nel Palazzo l'ufficio della Borsa, il Banco delle Due Sicilie, la Gran Corte dei Conti e sezioni di altre amministrazioni delle finanze. Tutti gli uffici e gli ambienti erano arredati esclusivamente con prodotti dell'artigianato del Regno delle Due Sicilie.

 

da Palazzo dei Ministeri di Stato a Palazzo di Città

Con la caduta del regno borbonico il Palazzo divenne di proprietà del Governo italiano che diede inizio ad una lunga trattativa con l'Amministrazione cittadina per cederne il parziale possesso. Si cominciavano intanto a sistemare nel Palazzo alcuni uffici municipali e nel 1875 il Consiglio comunale deliberò di approvare una convenzione con il Governo che aveva proposto di cedere "alla città di Napoli in assoluta proprietà le parti del palazzo San Giacomo occupate dal Municipio e dalla Guardia Nazionale, e i locali della biblioteca San Giacomo, compresi i passaggi interni ed esterni fra gli uffici comunali e la biblioteca...".

L'accordo, però, non fu concluso e nel luglio del 1879 in Consiglio si discusse a lungo prima di giungere, a malincuore, alla decisione di cedere alle pesanti condizioni poste dal Governo: permuta di parte del Palazzo con i locali precedentemente occupati dall'Amministrazione cittadina nell'ex monastero di Monteoliveto.

trasformazione dell'insula di San Giacomo

portone laterale su via P. E. Imbriani, targa con dicitura ancora leggibile: INTENDENZA DI FINANZA
portone laterale su via P. E. Imbriani, targa con dicitura ancora leggibile: INTENDENZA DI FINANZA

Ciò che rimaneva di proprietà del Governo dell'ex Palazzo dei Ministeri borbonici fu nel tempo in buona parte acquistato dal Banco di Napoli che, negli anni Trenta del Novecento, condusse serrate trattative con il Demanio governativo per ottenere anche i locali occupati dall'Intendenza di Finanza.
 
Il prezzo finale concordato fu di 18 milioni di lire dell'epoca e gli uffici finanziari dello Stato furono subito trasferiti nei nuovi edifici costruiti nel rione Carità. 
 
Con i lavori per l'ampliamento e la trasformazione della sede del Banco di Napoli in via Toledo ebbe termine l'unicità architettonica dell'ex insula del Palazzo dei Ministeri; fine simbolicamente decretata dalle parole del Direttore Generale del Banco che, in una sua relazione letta nel marzo 1939, comunicava: "nel termine massimo di tre anni il Banco entrerà in possesso di trecentottantasei ambienti (...) che aggiunti ai locali già suoi, gli daranno la proprietà dell'intera imponente fronte che guarda via Roma e della massima parte delle due ali prospicienti le vie di San Giacomo ed Imbriani".

 
 
 

Bernardo Leonardi

 
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