Comune di Napoli - Turismo - Visita Napoli - Alla scoperta di Napoli - I luoghi - Cava di Piperno - Breve inquadramento vulcanologico dei Campi Flegrei
Contenuto della Pagina

Cava di Piperno Masseria del Monte in Pianura

mappa topografica
carta della pericolosità vulcanica dei Campi Flegrei

Breve inquadramento vulcanologico dei Campi Flegrei

Con il termine geografico Campi Flegrei si individua l'ampia area di vulcanismo attivo che è limitata a sud dalla dorsale di Posillipo e si spinge
a nord fino a Cuma. In particolare, si effettua un distinguo tra la porzione su citata, che si definisce come Campi Flegrei Continentali e quella cosiddetta dei Campi Flegrei Insulari, rappresentati dalle isole di Ischia, Procida e Vivara.

I prodotti dell'attività vulcanica più antica (Paleo Campi Flegrei) si ritrovano nelle isole di Procida e Vivara, nell'area di Monte di Procida e nelle cave che bordano la Piana di Quarto. L'attività dei Campi Flegrei propriamente detti si fa cominciare con la grossa eruzione dell'Ignimbrite Campana (circa 39 ka B.P. - De Vivo et al., 2001). Essa portò alla messa in posto di un deposito da corrente piroclastica che, distribuito in tutta la Piana Campana, raggiunse i contrafforti carbonatici dei Monti Lattari e Picentini a Sud e l'area del Roccamonfina a Nord. Riguardo al centro eruttivo dell'Ignimbrite Campana (I.C.) non c'è allo stato omogeneità di vedute.
 
Alcuni autori, infatti, le associano un collasso calderico che avrebbe causato lo sprofondamento di una vasta area al cui interno ricadono gli attuali Campi Flegrei. Altri autori di contro, vedono l'Ignimbrite Campana come il prodotto di una grossa eruzione a carattere fissurale avente quale area sorgente una serie di fratture ubicate nel più ampio ambito della Piana.

Dopo l'eruzione dell'I.C. i Campi Flegrei sono stati il teatro di una limitata attività vulcanica, i cui prodotti sono reperibili all'interno della città di Napoli, lungo la dorsale di Posillipo e, soprattutto, nella collina dei Camaldoli (Di Girolamo et al., 1984). Si tratta di prodotti piroclastici a variabile grado di saldatura, genericamente individuati con il nome di Tufi Antichi della Città di Napoli. Prodotti ricadenti in questo range di età affiorano, inoltre, sull'isola di Procida.

 
 
mappa computerizzata
Modello digitale dei Campi Flegrei (da Lirer et al., 2001)

Un altro importante momento di attività ai Campi Flegrei è rappresentato dall'eruzione del Tufo Giallo Napoletano, recentemente datato 40Ar/39Ar
a circa 15 ky B.P. (Deino et al. 2004). Questa formazione, che presenta una facies incoerente (Pozzolana Auct. ) e una litoide, costituisce l'ossatura della città di Napoli. All'eruzione del Tufo Giallo Napoletano è collegato il collasso calderico che ha dato origine all'attuale morfologia depressa dei Campi Flegrei.
 
All'interno della caldera flegrea negli ulimi 10 ky B.P. si sono susseguiti vari episodi eruttivi da centri monogenici, cioè che hanno dato un solo evento eruttivo. In un'area di vulcanismo attivo le eruzioni a carattere esplosivo rappresentano il principale agente di rapidissime modificazioni morfologiche dell'aspetto del territorio.
 
Nei Campi Flegrei l'ultima di tali modificazioni è avvenuta in seguito all'eruzione che nel 1538 ha dato luogo alla nascita del Monte Nuovo. Essi sono tuttora sede di vulcanismo attivo e presentano un elevato grado di urbanizzazione dovuto alla presenza di aree densamente popolate, quali la città di Napoli, pro parte, ed i comuni di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida. Nell'ipotesi che il futuro dinamismo eruttivo riproponga quello che ha tipicizzato gli ultimi 5000 anni, le eruzioni esplosive metterebbero in posto prodotti che si distribuirebbero per lo più come correnti piroclastiche, le cui traiettorie sarebbero fortemente condizionate dalle barriere topografiche esistenti. La foto in alto mostra la carta della pericolosità vulcanica, costruita grazie alla simulazione della messa in posto di tali depositi, da cui risulta che le aree della città di Napoli ubicate all'interno della caldera flegrea rappresentano quelle potenzialmente più esposte.

 
 

Assessorato alla Difesa del Suolo del Comune di Napoli
Servizio Sicurezza Geologica e Sottosuolo
Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento di Scienze della Terra