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Carlo Troya

lapide a commemorazione di Carlo Troya il cui testo recita:"a Carlo Troya che con meravigliosa dottrina ai suoi tempi come per prodigio raccolto, fissando lo sguardo acuto e sicuro, nella buia età media trasse alla luce tesori di storia inesplorati e a capo del Governo, nel fortunoso quarantotto, affrontò i sospetti di principe, a libertà mal disposto e le intemperanze di un popolo da repentina libertà inebriato. La città di Napoli, augurandosi figliuoli simiglianti"
la lapide commemorativa
 
busto in marmo raffigurante Carlo Troya
busto di Carlo Troya - Università degli Studi di Napoli Federico II, Cortile del Salvatore

Nacque a Napoli il 7 giugno 1784. Iniziò gli studi nel Collegio dei Cinesi (primo nucleo di ciò che diverrà l'Università degli Studi di Napoli l'Orientale) proseguendoli a Palermo, città dove si era rifugiata la sua famiglia al seguito del sovrano sfuggito alla breve Repubblica Napoletana.

Ritornato con i genitori a Napoli nel 1802, due anni dopo conseguì la laurea in giurisprudenza e nel 1820 rivestì la carica di intendente in Basilicata.

Coinvolto nei moti rivoluzionari del 1820-21, nel 1824 fu esiliato e fu in quel periodo che diede inizio ai suoi profondi studi sul poema dantesco. Tornato a Napoli due anni dopo subito ne ripartì volontariamente soggiornando prima a Firenze, dove strinse amicizia con Giacomo Leopardi, e successivamente a Roma.

Ritornò definitivamente a Napoli nel 1840. Fondò insieme a Saverio Baldacchini e Ruggero Bonghi il giornale ad indirizzo nazionalista Il Tempo dalle cui colonne sostenne l'invio di un corpo di spedizione napoletano alla prima guerra d'indipendenza.

Dopo la concessione della Costituzione da parte del re Ferdinando II di Borbone, accettò la presidenza del Consiglio del governo costituitosi il 3 aprile 1848; rivestiva ancora quella carica quando in città scoppiarono i moti del 15 maggio.

Ritiratosi, poi, dalla scena politica ebbe modo di dedicarsi agli studi ai quali attese fino alla sua morte avvenuta il 28 luglio 1858.
Dei suoi scritti si ricordano Del Veltro allegorico di Dante (1826) e la Storia d'Italia nel Medioevo (1839).

 
 
 

Bernardo Leonardi

 
 

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