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I rischi sul territorio: IL RISCHIO VULCANICO

 
 

A cura dell'ID Geologo Monica Adamo

 
  • Il rischio vulcanico è' connesso alla frequenza ed intensità delle eruzioni ed alle condizioni di vulnerabilità ed il livello del valore esposto del territorio.
  • Nella definizione di rischio è compresa una valutazione degli effetti che un'eruzione può avere sull'ambiente, quindi, a parità di probabilità eruttiva, le potenziali perdite economiche ed umane saranno tanto più elevate quanto più un'area risulta urbanizzata.
  • I vulcani sono gli apparati naturali attraverso i quali sboccano all'esterno le materie fuse nell'interno della crosta, che, dilagando sulla superficie costituiscono le lave. I "condotti" o camini di uscita delle lave sono le fratture profonde della litosfera che collegano i focolai magmatici all'esterno.
  • Il vulcanismo è presente in ambienti tettonici del tutto diversi ed è stata proprio la teoria della tettonica a zolle a spiegare le cause dei vari tipi di vulcanismo.
  • Negli archi insulari e nei margini continentali si ha emissione di lave viscose di tipo andesitico (e, in misura minore, riolitico), in associazione con i processi di fusione crostale che si verificano nelle zone di subduzione.
  • Dalle dorsali medio-oceaniche, dai punti caldi degli oceani e dalle fosse continentali fuoriescono magmi basaltici che si fanno derivare dalla fusione parziale delle peridotiti del mantello dell'astenosfera , alla profondità di 100-200 km.
  • Il vulcano è costituito in genere da un rilievo a forma conica (cono vulcanico) che termina con un incavo a forma di imbuto (cratere), che comunica direttamente con il "camino", attraverso il quale ascendono le lave e i materiali di esplosione: "bombe" e "ceneri vulcaniche".
  • Il cono vulcanico è successivo all'eruzione perché si origina per accumulo di lave e prodotti di esplosione.
  • Nelle eruzioni vulcaniche escono all'esterno tre classi di prodotti: gassosi, solidi e liquidi.
  • Secondo le caratteristiche delle eruzioni, la natura delle nubi ardenti e la specie delle lave emesse, si possono distinguere quattro diversi tipi di vulcani: islandico, hawaiano, vulcanico e peleano.
  • Dopo le eruzioni i vulcani emettono per lungo tempo, gas e vapori, detti "fumarole".
  • Le "solfatare" si distinguono dalle fumarole per la maggior ricchezza di vapore acqueo, temperatura inferiore ai 100°C e per il lancio di getti intermittenti di vapore acqueo, idrogeno solforato, vapore acqueo, ecc.
  • Un altro tipo di emanazioni vulcaniche sono i "geyser", che consistono in zampilli intermittenti di acqua, mescolata con vapore acqueo, a una temperatura di 70-100°C, carica di sali, principalmente calcite e silice.
  • I danni di un'eruzione vulcanica, se questa risulta essere di grosse proporzioni, si risentono su scala planetaria, modificando il clima di vaste aree anche per decine di anni.
  • Il rischio vulcanico cui è sottoposto il territorio Campano è essenzialmente collegato all'attività del Vesuvio ed a quella dei Campi Flegrei.
 

IL RISCHIO VULCANICO - I CAMPI FLEGREI

 
  • Sono un sistema complesso , caratterizzato dall'assenza di un apparato centrale (vi è un sistema molteplice di vie di alimentazione per il magma) e dal fatto che non esiste una via privilegiata per la fuoriuscita del magma.
  • I Campi Flegrei sono quello che si definisce un "campo vulcanico". L'area con probabilità eruttiva più alta è quella che si trova sul versante est della Solfatara. Il problema più rilevante è quello di determinare il carattere di una nuova eruzione e la sua evoluzione nel tempo. Il modo per risolvere questa problematica è quello di studiare il carattere delle eruzioni avvenute in ciascuna area particolare e immaginare che nuove eruzioni possano avvenire con analoghe modalità.
  • In ogni caso, considerando la mancanza di un apparato centrale nei Campi Flegrei, si può ritenere che le aree ad alta probabilità di sopravvivenza siano a distanze maggiori di 5-6 km dal centro eruttivo.
 

IL RISCHIO VULCANICO - IL VESUVIO

 
  • Il Vesuvio è un vulcano quiescente ed esiste sempre la possibilità di una ripresa della sua attività; questa, se avviene dopo una prolungata fase di quiescenza, avrà molto probabilmente carattere esplosivo.
  • L'attività del Vesuvio viene tenuta sotto controllo dalle stazioni della rete sismica dell'Osservatorio Vesuviano che rileva attività sismica anomala in prossimità del vulcano.
  • Altri parametri che vengono continuamente tenuti sotto controllo, sono le misure delle deformazioni del suolo e delle temperature delle fumarole del cratere.
  • Gli indizi di una ripresa dell'attività e l'accentuazione dei vari fenomeni precursori (aumento della sismicità, rapide deformazioni del suolo, aumento della temperatura delle fumarole, sollevamento del fondo del cratere e sua fatturazione) sono segni evidenti di una possibile ripresa dell'attività del Vesuvio.
  • Gli eventi più gravi in termini di rischio vulcanico, sono le eruzioni pliniane e sub-pliniane che avvengono dopo prolungati periodi di riposo.