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I rischi sul territorio: IL RISCHIO SISMICO
A cura dell'ID Geologo Stefania Stella
- Il rischio sismico è definibile come la possibilità di perdita di proprietà o di funzionalità di edifici e/o strutture o infrastrutture in genere a causa di un evento sismico.
- La stima del rischio sismico può essere definita con la relazione: Rischio sismico = Pericolosità sismica x Vulnerabilità x Esposizione.
- Con il termine pericolosità sismica si indica la probabilità che un sisma si verifichi in una data area in un certo determinato tempo.
- Per vulnerabilità si intende la predisposizione, da parte di persone, cose, o attività a subire danni o ad essere modificata nella loro efficienza al verificarsi di un terremoto.
- L'esposizione è la dislocazione, la consistenza, la quantità e il valore dei beni delle attività che possono essere influenzata dall'evento.
- Gli eventi sismici non possono essere evitati, pertanto, per mitigare o ridurre i danni alla popolazione agli insediamenti abitativi e produttivi, è possibile agire con la pianificazione urbanistica e territoriale mediante un approccio multidisciplinare che riguarda tutti i settori interessati.
- Il rischio sismico è legato alla dinamica endogena della Terra, la maggior parte dei terremoti ha origine tettonica cioè legata a movimenti dei materiali interni della Terra. La rottura o frattura dei materiali costituenti la crosta terrestre è un fenomeno frequente e a ciò vengono imputati i sismi.
- Questi movimenti della crosta terrestre sono delineati nella Teoria della tettonica a Placche.
- Nel movimento delle placche, macrozolle continentali e/o microzolle locali, dovuto a spinte tettoniche, orogenetiche o a movimenti distensivi si vengono a creare scontri e frizioni. ed entrano in gioco forze che deformano le rocce. Se la tensione aumenta fino a superare la forza di attrito, la coesione della roccia cede nel punto più debole che diventa l'ipocentro del sisma.
- E' proprio in questo scenario che, lungo i bordi delle placche tettoniche, si genera energia che dopo un periodo non determinabile nel quale si accumula, viene liberata sotto forma di onde elastiche, sismiche generando il terremoto (teoria proposta da H. F. Reid)
- Questa energia si propaga in tutte le direzioni sotto forma di onde elastiche: onde primae (P) di compressione e onde secondae (S) che sono meno veloci, di torsione.
- Un altro tipo di onde dette onde lunghe (L) si propagano dall'epicentro del sisma e sono dovute alla riflessione multipla tra le superfici degli strati di rocce e la riflessione delle onde S.
- Le oscillazioni dovute al terremoto sono registrate dai sismografi,strumenti capaci di queste oscillazioni e trasformarle in grafici che vengono detti sismogrammi.
- Lo studio dei sismogrammi ha rivelato che le onde giungono con una sequenza ben definita: prima le onde longitudinali, onde P, poi le trasversali, onde S, ed infine le onde di superficie, onde L. Il suolo a seconda del movimento indotto, prevalentemente verticale o orizzontale, subisce scosse sussultorie o ondulatorie.
- L'intensità dei sismi può essere classificata in base all'energia sviluppata, e viene impiegata la scala di Magnitudine o scala Richter, o sugli effetti prodotti dal sisma, e in questo caso si usa la scala Mercalli.
- Questo tipo di determinazioni, che permette di realizzare carte sismiche, dipende anche dalla densità della popolazioni e la solidità delle costruzioni presenti nell'area colpita. sono connessi all'attività di un apparato vulcanico.
- Questi terremoti possono derivare da:
- vibrazioni dovute a spostamenti dei magmi delle zone di origine a zone più superficiali della crosta terrestre;
- dalla deformazioni e fratturazioni che subiscono le rocce di copertura del serbatoio magmatico dovuto alla pressione che questo esercita prima dell'eruzione vulcanica (Pompei 79 d.C.);
- dalle esplosioni provocate da gas intrappolati nelle lave al momento dell'eruzione;
- dagli assestamenti vulcanotettonici che seguono l'attività eruttiva.
- Il rischio sismico interessa ampie zone di territorio e non può essere trattato solo a livello locale. L'imprevedibilità del fenomeno e la vetustà del tessuto urbano rendono tale rischio quello più temuto dalla popolazione.
- La Campania risente degli eventi sismici localizzati nell'Appennino, mentre i terremoti nelle aree vulcaniche hanno effetti limitati nell'area epicentrale , generalmente di estensione limitata. Negli anni ottanta, in seguito al distruttivo terremoto dell'Irpinia, è entrata in vigore in Campania l'attuale classificazione sismica del territorio regionale.
- Il D.M. LL.PP. 16 gennaio 1996 contenente "norme tecniche relative alle costruzioni sismiche", ha aggiornato il D.M. 3 marzo 1975 parte integrante della Legge n°64/74, ha disciplinato la classificazione sismica e il grado di sismicità del territorio italiano ciò implica che nell'approccio alla stabilità delle costruzioni in un'analisi statica si deve tener conto di un predeterminato coefficiente di protezione sismica in base alla zona di appartenenza.
- La normativa nazionale vigente prevede tre gradi di sismicità che tengono conto della variazione dell'accelerazione orizzontale delle particelle rispettivamente per le zone di 1a, 2 a e 3a categoria.
- Il Comune di Napoli attualmente è classificato nella 3a categoria sismica che segnala il pericolo di più bassa entità. In tale categoria sismica si ipotizza che il terreno possa subire un'accelerazione orizzontale massima pari al 6% dell'accelerazione di gravità.
- La Legge della Regione Campania n. 9 del 07.01.1983 introduce nella pianificazione urbanistica la prevenzione dal rischio sismico mediante la zonizzazione del territorio in aree omogenee rispetto alla risposta alle sollecitazioni prodotte dal sisma.
Siti d'interesse generale per approfondire le problematiche specifiche: