
Se "Gli esami non finiscono mai" hanno rappresentato la risata amara del dramma di vivere, strettamente connessa al riso convulsivo che scatta di fronte alla morte, "Visita di condoglianze", atto unico di Achille Campanile, in maniera alquanto inconsapevole, tende a rovesciare questa visione attraverso la messa in evidenza Eduardiana (pensiamo a "Il contratto") e anche Pirandelliana("L'abito nuovo"), passando per Joyce ("The dead" - Gente di Dublino)e finanche per Viviani ("La morte di Carnevale").In seguito alla morte del marito di"un'amica di famiglia", famiglie varie e stretti congiunti si alternano e confluiscono sulla scena, dando poi vita alla scoperta di altarini che ognuno dei protagonisti nascondeva. Contemporaneamente al lutto citato, se ne verifica "un altro" ed è proprio quest'ultimo a suscitare la commozione generale degli astanti, mettendo così in risalto quanto, in realtà, di colui per il quale si era andati a rendere conforto alla vedova, a nessuno interessasse sinceramente; in breve ambedue le morti risulteranno apparenti ma, ormai, la natura menefreghista, superficiale e conformista è emersa in tutta la sua potenza. Particolarmente rilevante - in quanto rappresentante delle qualità negative di tutti i protagonisti citati di sopra - risulta la Signora Pelazzi, magistralmente interpretato dalla volontaria Antonietta Sposito che, con la sua capacità drammatica, ha ottimamente reso giustizia ad un personaggio fungente da maschera della doppia valenza umana: accompagnata dal marito Marco, squallida tappezzeria, è risultata la persona che più ha stigmatizzato "il nefasto evento" mediante una partecipazione ad intermittenza: è colei la quale partecipa relativamente e con coinvolgimento misurato (come appunto il suo scarso interesse impone) al cordoglio per l'amico (si fa per dire!) venuto apparentemente a mancare. Sempre lei, con poche ma efficaci battute, tende a tenere alto, tanto tra il marito quanto tra gli altri ospiti, quel senso di vuoto che la situazione imporrebbe. Molta gestualità atta a far comprendere quanto, in realtà, questa persona fosse lì per far numero e una battuta che trascina il resto del gruppo: quel che vuole, appunto, richiamare l'attenzione all'evento per non urtare la vedova. Particolarmente sobria, e proprio per questo efficace, la scenografia. Al di là dello spessore del palcoscenico, il fondo blu adornato soltanto da pochi elementi essenziali (divano, vassoio e sedie) dà, seppure in piccolo, una dimostrazione in concreto, anche a livello scenografico, di quello che è il mondo Goldoniano:un mondo nel quale ognuno aderisce a proprie inclinazioni particolari e, ciò nonostante, cosmiche in quanto l'errore è esperienza imprescindibile e comunedi ogni essere umano; per questo, dunque, l'allestimento scenico è appropriato poiché la sua semplicità può essere paragonata ad una qualunque situazione quotidiana.
Antonio Senese