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Archivio Storico Municipale - "Psiche incatenata" e "Capelli d'oro e di cenere"

In occasione del Giorno della memoria 2008 l'assessorato alla Memoria della città ha promosso, con il patrocinio del Sindaco di Napoli, due mostre parallele che raccontano, attraverso immagini emblematiche, gli anni dell'orrore nazifascista sulle donne dell'olocausto e la persecuzione dei disabili psichici.

"Psiche incatenata" e "Capelli d'oro e di cenere": memorie della shoah nelle opere del gruppo Watching the sky, saranno visitabili dal 25 gennaio all'8 marzo 2008, presso le sale dell'Archivio Storico del Comune di Napoli (Salita Pontenuovo 31), orario 9,00 - 13,00 giorni feriali.

La prima mostra, "Psiche Incatenata", realizzata in collaborazione con il Gruppo EveryOne, associazione italiana che si batte per i Diritti Umani, presenta una serie di 12 "stazioni" che ricordano la persecuzione dei disabili psichici. Sono dipinti digitali che celebrano le vittime del famigerato progetto tedesco "Aktion T4", l'oppressione dell'Arte Degenerata (Entartete Kunst) e l'uso della medicina come strumento di persecuzione.

Ad accompagnare "Psiche incatenata", la mostra fotografica "Capelli d'oro e di cenere", di Roberto Malini e Steed Gamero (Gruppo Watching The Sky): 20 ritratti di donne sopravvissute ai ghetti e ai campi di sterminio, colte nel loro ambiente familiare, senza retorica né enfasi celebrativa: da Goti Bauer ad Hanneli Pick-Goslar, l'amica di Anne Frank; dall'eroina ebrea Mirjam Waterman Pinkhof alla "poetessa di Auschwitz" Halina Birenbaum; dalla Rrom italiana scampata al Porrajmos (l'Olocausto degli zingari) Antonia Bezzecchi alla scrittrice Ruth Bondy.

Le mostre sono patrocinate dal Museo memoriale Yad Vashem di Gerusalemme e dal Comune di Napoli. Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau e Laura Todisco, che conducono nel Gruppo EveryOne importanti campagne per i Diritti Umani, spiegano: "Oggi più che mai la Memoria dell'Olocausto deve porsi come valore primario nella nostra civiltà. Quando si comincia a reprimere o censurare la libertà dell'arte, quando si comincia a manifestare intolleranza verso le minoranze, quando si sottovalutano i Diritti Umani, l'ombra delle più spaventose persecuzioni della Storia si allunga ancora su di noi. Siamo in contatto con decine di testimoni dell'Olocausto, i quali non smettono mai di avvertirci che l'orrore non è ancora finito, che i suoi semi di odio e morte germogliano ancora.

Le due mostre ricordano a tutti che la vita umana è sacra, che non esistono etnie o minoranze di serie B, che arte e scienza sono al servizio dei Diritti Umani e non devono trasformarsi in strumenti di propaganda o di oppressione". L'incontro fra Napoli, il Gruppo EveryOne e il Gruppo di Artisti Watching The Sky ripropone il messaggio dei testimoni come guida per la nuova umanità, contro la persecuzione delle categorie sociali più deboli e la psichiatra coatta: dal Trattamento Sanitario Obbligatorio al Fermo 5150. "Siamo orgogliosi di essere protagonisti dell'evento partenopeo," dicono gli artisti e gli attivisti che hanno realizzato le mostre-evento, "perché Napoli, con tutti i suoi problemi, resta la coscienza d'Italia. Se pensiamo che in molti Stati europei lo sterminio colpì il 75 per cento degli ebrei e altissime percentuali di zingari; se pensiamo che disabili, omosessuali, Testimoni di Geova, dissidenti e stranieri subirono una persecuzione atroce, ci deve confortare l'esempio di Napoli, dove gli oltre 700 ebrei della comunità locale sopravvissero all'Olocausto.

Proprio mentre i nazisti avevano programmato la deportazione degli ebrei di Napoli, la città insorse e nelle gloriose 4 giornate di Napoli, dal 28 settembre al 1° ottobre 1943, 2000 napoletani liberarono la città dagli aguzzini nazisti. Fu un episodio di eroismo che non deve essere dimenticato. Gente comune, fra cui scugnizzi di 12 o 13 anni, sconfissero la macchina di morte tedesca, liberarono Napoli e impedirono la deportazione degli ebrei verso le camere a gas di Auschwitz".
Per questo motivo il Gruppo EveryOne ha chiesto ufficialmente al Museo Memoriale Yad Vashem di Gerusalemme di conferire alla Città di Napoli l'onorificenza di 'Città dei giusti tra le Nazioni'. "Napoli merita il riconoscimento," concludono gli ornganizzatori, "e ci auguriamo che il Comitato del Museo accolga la nostra proposta".

"Sono orgogliosa di patrocinare queste iniziative" ha detto il sindaco Rosa Iervolino Russo "perché ne condivido le finalità e sono convinta della necessità di non dimenticare questi momenti bui della storia affinchè essi non si ripetano".

L'Assessore Madaro ha commentato: "Sono particolarmente orgogliosa di aver organizzato una mostra che richiama l'attenzione su un momento meno ricordato delle persecuzioni razziali: quello che ha colpito disabili fisici e mentali. Forse è stato spesso dimenticato perché fu il primo passo dell'eliminazione fisica di quei soggetti che nel delirio nazista risultavano "imperfetti" ed "inadatti" per lo sviluppo della "razza ariana". Proprio perché si trattò dei primi perseguitati di loro non si trovarono che poche e deboli tracce e il loro martirio venne spesso dimenticato. Eppure proprio perché dalla persecuzione del diverso "fisico" si passo a quella di tutti gli altri ogni monito deve ripartire da questa tragedia. Altrettanto dimenticata è spesso la Shoà delle donne che, giudicate per lo più inadatte ai lavori che si volgevano nei campi di concentramento, venivano in gran numero uccise subito, senza che potessero lasciare traccia della loro vicenda".

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