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Neapolis

primo itinerario

antico castello circondato dal mare
Castel dell'Ovo

A sinistra del Palazzo Universitario c'è via Mezzocannone, al tempo un profondo canalone, fortificato su entrambi i lati. Qui all'altezza dell'attuale cinema Astra si trovano resti di alcune mura greche.

Ci siamo ora addentrati in Neapolis, dove è ben visibile l'influenza ateniese nell'impianto urbanistico: la città ha, infatti, una struttura regolare formata da tre principali percorsi longitudinali (plateiani in greco, decumani in latino) paralleli ed equidistanti e a loro volta intersecati da altre piccole strade chiamate cardines in latino (in greco stenopoi). Tuttora questi percorsi sono pieni di vita, non solo per la presenza della sede universitaria che brulica di studenti, ma anche per il susseguirsi di negozi e botteghe artigianali, che nel tempo hanno diversificato la loro originale offerta. In epoca greco romana chi faceva maggiori affari erano le tabernae vinarie, quelle argentarie e le unguentariae, rispettivamente botteghe del vino, piccole banche dove si concedevano prestiti ad usura e botteghe di profumi, dove si vendevano essenze e unguenti.

Il primo decumano che si incontra è quello inferiore che corrisponde a via Benedetto Croce/via S.Biagio dei Librai. Anche detto Spaccanapoli perché divide la città antica in due parti. La porta d'ingresso del lato occidentale era situata in prossimità di Piazza San Domenico Maggiore, denominata Porta Cumana per l'evidente direzione verso Cuma, mentre verso il lato orientale la strada termina con la porta Ercolanense, in seguito denominata Furcillensis, situata nell'attuale piazza Calenda, dove sono ancora visibili i resti dell'antica murazione che circondava il perimetro della "città nuova".
A Piazza San Domenico Maggiore è possibile vedere all'interno del Palazzo Corigliano alcuni resti di strada romana, mentre più avanti si erge la statua del Nilo, nell'attuale Piazzetta Nilo. La scultura, che risale al secondo secolo a.c., testimonia il culto della divinità egiziana del Nilo in questa zona della città, sede di una colonia di mercanti alessandrini. Dopo la partenza degli egiziani la statua, privata della testa, fu interrata. Ritrovata nel quindicesimo secolo venne considerata dalle cronache locali una madre, anzi la città che allatta i figli, donde nasce il toponimo "Corpo di Napoli", dato al largo dove tuttora è ubicata. Nel diciassettesimo secolo la scultura acefala venne completata con la testa di un uomo barbuto.

Lungo il corso del decumano e nelle strade adiacenti altri monumenti e pregevoli statue evidenziano gli insediamenti greco-romani. In Vico Figurari è collocata all'angolo di un palazzo una colonna di granito di fattura romana, uno dei tanti riutilizzi degli antichi monumenti per abbellire le costruzioni più moderne.
A poca distanza da piazzetta Nilo nella chiesa di S.S. Marcellino e Festo  sono sistemati nel cortile alcuni resti architettonici di età imperiale. Sulle rampe omonime della chiesa, pochi metri più avanti, sono state individuate nuove cortine murarie in blocchi di tufo. Queste testimoniano l'antica fortificazione muraria della città che si estendeva giù in quella zona, correndo parallelamente intorno alla città e dividendola in quel punto dalla spiaggia e forse dal porto.

Tornando sul decumano inferiore, sul lato opposto di vico Figurari, si imbocca Via S. Gregorio Armeno, oggi famosa per le botteghe artigiane di pastori, fiori e presepi, notevolmente affollata durante il periodo natalizio quando gli artigiani espongono esternamente, su apposite "bancarelle", la loro coloratissima merce. Quasi al termine della via, sulla destra, c'è la Chiesa di S. Lorenzo dove ci aspetta un percorso interessante tra i resti dell'antico mercato romano. Un pezzo di città antica che ci fa compiere un salto di 2500 anni, catapultandoci in un'epoca diversa, molto lontana nel tempo, ma, poi, non del tutto aliena. Nel quinto secolo d.c. l'intera zona fu sepolta da una colata di fango di origine poco chiara. Il disastro fu risolto livellando l'intera zona in modo da favorire la realizzazione di nuove costruzioni. Alla seconda metà del XIII secolo risale la costruzione della Chiesa e dell'annesso convento francescano.

L'attuale piazza S. Gaetano sorge sull'area dell'Agorà greca e, poi, del Foro romano di Neapolis. In una piccola insenatura della strada, a destra della chiesa di S. Paolo Maggiore, che ha integrato nella sua facciata due colonne corinzie dell'antico tempio dei due Dioscuri, Catore e Polluce, si scopre scolpita nel tufo la scritta di Napoli sotterranea. È la porta ad un altro affascinante cammino, un salto nel centro della terra, a molti metri sotto la superficie, ripercorrendo la zona degli antichi acquedotti napoletani che si estende tra condotte e cisterne per molto oltre la zona attualmente visitabile. Queste cavità, nel corso dei secoli, sono state adibite a diversi usi come, ad esempio, ricovero antiaereo, nel periodo della secondo guerra mondiale.

Di recente scoperta il teatro greco romano, anch'esso nel sottosuolo. É il secondo appuntamento della Napoli Sotterranea e vi si giunge attraverso il pittoresco ingresso in un basso (abitazione) in vico Cinque Santi. Siamo al centro del Decumano maggiore che percorre la zona centrale da Piazza Bellini, dov'è situata una delle porte d'ingresso della città, fino al Castel Capuano. Le testimonianze delle mura greche di Piazza Bellini dimostrano l'intenzione difensiva delle murazioni: queste furono realizzate nel quarto secolo a.c. con una doppia cortina di blocchi di tufo, posti ad una distanza di un metro e mezzo, per rafforzare il muro perimetrale originario, risalente ad un secolo prima (quinto secolo a.c.). La posizione più bassa rispetto all'attuale livello fa pensare ad una successione di eventi naturali ed artificiali che hanno modificato la conformazione del terreno, livellandolo.
 
Anticamente, invece, le mura correvano lungo il ciglio di un vallone che scendeva rapido a valle e costituiva, già di per sé, una difesa naturale. Sulle mura è possibile individuare alcuni segni, riferimenti che ogni ditta appaltatrice metteva sulle pietre di propria provenienza.

Dopo piazza Bellini si incontra il campanile della Pietrasanta, che ha integrato alla sua base antiche colonne, architravi, capitelli e persino un'iscrizione sepolcrale. Il rettilineo ha conservato solo in parte le sue dimensioni, anticamente era, infatti, più ampio in larghezza, circa 12 metri, rispetto ai 6 degli altri due decumani. Mentre non è mai morta la vivacità della presenza popolare e dei suoi commerci. 

 
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