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L’area “porticale” del castello

Le Sale Vesevi

 

Nell’angolo in fondo alla corte, sottostante la Gran Sala, vi è un largo ingresso con un bel portale catalano in piperno che immette ad un lungo androne detto ”porticale” alla cui estremità vi è il passaggio pensile della cortina orientale del castello rivolta verso il mare.

Lungo il perimetro di tale galleria si accede a destra ad un ampio ambiente voltato già utilizzato nel quattrocento come magazzino di artiglieria, a sinistra sono disposte due camere dove, in epoca aragonese, erano ubicati gli “uffici della Corte”, in particolare: il “riposto”, la panetteria, la bottiglieria, la cucina e la “musaria(luogo dove si conservavano i generi alimentari).

Nella parte terminale di detto androne si apre a destra una piccola porticina con un’angusta scaletta che da accesso alla celebre prigione detta “del coccodrillo”. In origine era chiamata “Fossa del Miglio” perché destinata a conservare il grano del castello e in alcuni casi fu utilizzata anche come orribile prigione. Secondo un’infondata leggenda in questa fossa viveva il feroce animale che divorava i prigionieri.

Attraverso il vano posto di fronte alla prigione si accede ai suggestivi e articolati ambienti, su più livelli, della Torre del Beverello posta sul versante dell’omonimo molo.

A partire dal 1993 il Castello è stato inserito nel “Piano di restauro del patrimonio monumentale pubblico del centro storico di Napoli” grazie al quale, a partire dal 1995, sono stati avviati interventi di recupero della struttura monumentale su progetto del Prof. Arch. Arnaldo Venditti d’intesa con l’allora Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Napoli e Provincia e l’Amministrazione Comunale di Napoli.

I restauri hanno visto il coinvolgimento anche dell’allora Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta nonché della Soprintendenza per i BAS di Napoli e Provincia.

Tra gli ambienti recuperati figurano anche i citati spazi del “porticale” del castello dove, attraverso un’indagine archeologica, è stato possibile individuare resti di epoca romana risalenti tra la fine del I sec a.C. e la tarda età imperiale ed inoltre un’area destinata a necropoli impiantata fra la metà del V e gli inizi del VI secolo d.C. .

Altresì, nel corso di tale scavo, sono emerse importanti testimonianze dell’originario impianto del castello angioino con il rinvenimento di frammenti di decorazione a fresco ritenuti di pertinenza del ciclo degli affreschi giotteschi che originariamente decoravano la Cappella Palatina. Inoltre sono stati portati alla luce interessanti frammenti di manufatti ceramici di epoca medievale, maiolica rinascimentale e vasellame di uso quotidiano.

Nella parte sottostante tale articolata stratificazione sono apparsi distinti depositi vulcanici che si sovrappongono a partire dall’eruzione flegrea di 9000 anni fa sino a quella vesuviana di 2000 anni fa.

Dopo tale restauro gli spazi del “porticale” sono stati resi fruibili, nella loro articolata stratificazione, grazie ad una particolare allestimento architettonico con pavimentazione in vetro che consente al visitatore diammirare l’affascinante succedersi dei vari insediamenti che hanno caratterizzato il rilievo tufaceo su cui fu fondato Castel Nuovo.

Per gentile concessione del prof. Alfonso Artiaco

Dal 2017 all'interno di questi spazi sono state inaugurate le sale espositive chiamate “Sale Vesevi” che non rientrano negli spazi a tariffa.
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