Comune di Napoli - Via di fuga. Partenope nei dipinti di Vittorio Petito
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Via di fuga. Partenope nei dipinti di Vittorio Petito

PAN | Palazzo delle Arti Napoli, dal 15 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

 
Si inaugura sabato 15 dicembre, alle ore 17.00, al PAN Palazzo delle Arti Napoli “Via di fuga”, la personale di Vittorio Petito che raccoglie una trentina di dipinti, in prevalenza acquerelli, dedicati a Napoli ed alla maschera di Pulcinella.
È un atto d’amore dell’artista per la sua città, in cui da sempre vive e lavora.
Come sottolineato dal curatore Angelo Criscuoli “dal suo atelier nel cuore del centro storico, Vittorio Petito filtra, attraverso pennelli e colori, emozioni e sensazioni, immagini e suoni, storie e leggende di una città unica al mondo, celebrata in tutte le arti dalle menti più eccelse, per le sue meraviglie e contraddizioni.
Egli riesce a tradurre magistralmente sentimenti ed intuizioni in Arte pittorica, in cui si fondono anche la sua grande cultura teatrale e musicale.
Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli , nell’introduzione al catalogo della mostra, definisce Vittorio Petito “una delle espressioni più coinvolgenti nel panorama artistico cittadino”, che “con i suoi paesaggi ricchi di suggestione, col Pulcinella più colto della nostra storia che, sorpreso, studiato, interrogato nei suoi dipinti, ci regala immagini di inaspettata intensità ma poi, con l’aiuto di Orazio ci invita alla dolcezza del ‘desipere’.
Interprete di Pulcinella Vittorio Petito lo è da molti punti di vista, anche come erede di quell’Antonio Petito che fu, in una storia lontana ma non dimenticata, il Pulcinella per antonomasia. Ma lo è soprattutto oggi come artista, e le immagini della maschera si affiancano, come se si sovrapponessero o quasi si confondessero con quelle della città, dei suoi luoghi più belli, del mare che li abbraccia.”
Anche Luisa Martorelli, storico dell’arte e funzionario dei Beni Culturali, nel presentare questa mostra al PAN, riconosce in Petito “un testimone esemplare di quell’estro che non sa e non può sottrarsi al richiamo indissolubile con la sua città, attraverso i suoi principali monumenti, il suo mare e i personaggi che resuscitano ogni qualvolta sono raffigurati, a sottolineare le radici profonde di Napoli. La città sembra averlo “affatturato” cioè catturato nelle sue viscere, come nella natura propria della Sirena Partenope, imponendogli di restituire per sempre i suoi segni inconfondibili al mondo intero.”
Usando le parole dell’artista “Il Maschio Angioino, la Certosa di San Martino, il Castel dell'Ovo, il Cristo Velato, il Palazzo donn'Anna, sono frammenti che tracciano l'identità piena e più schietta di Partenope. Sono i testimoni muti di secoli e secoli della sua storia, la cifra più immediata dei suoi umori, delle sue rovine, delle sue glorie. Città molte volte vilipesa, abusata, porta in sé ferite tragiche, è Femmina di temperamento, che per eccesso d'amore partorisce e coccola i suoi stessi carnefici, coloro che l'hanno dominata nei secoli, che ne hanno goduto e ne godono bellezza ed unicità.
Ciò nonostante, ha prodigiose capacità di recupero.
Allora, pausa per i suoi travagli diventa il mare, via di fuga in cui la sua parte monumentale e più rappresentativa trova riparo o rifugio.
Lì, nella profondità degli abissi, al sicuro, Partenope avrà ancora una volta modo e tempo per ridare lustro alle sue nobilissime origini. Per rigenerarsi, e poi riapparire come sempre smagliante.”
Ed infine su Pulcinella, quale icona meta-teatrale che racchiude in sé una parte cospicua del patrimonio culturale di Napoli, Petito spiega “La maschera viene indagata anch'essa come rifugio o, magari, come contenitore in cui celare stati passionali, forse nascosti perfino a noi stessi, nonché come momento di sana, incontrollata e gioiosa follia. Quindi l’irriverenza, il gioco, l’astrazione, l’irrisione finanche della Morte.”
Chiudendo con le parole del curatore, “Petito ci offre, con queste opere recenti, la sua personale sintesi della cultura partenopea, attraverso una tecnica che evidenzia ancor più il carattere surreale ed insieme filosofico delle sue evanescenti visioni: l’acquerello.
Attraverso l’utilizzo di carte di pregio, tra cui la storica Carta d’Amalfi, l’acquerello esalta la maestria di un tocco che non ammette ripensamenti. La poesia si materializza in pittura nel momento stesso dell’atto creativo, nell’istante in cui la carta assorbe il colore depositato dal pennello, rendendo immortale ed ancor più affascinante una geniale intuizione”.


INGRESSO GRATUITO/FREE ENTRY
TUTTI I GIORNI: 9.30 – 19.30
(Chiusura anticipata alle 17.30 il 24 e 31 Dicembre;
apertura posticipata alle 14.30 il 25 Dicembre ed alle 12.30 il 1 Gennaio).
info@quadribellarte.it| fb: Bell’Arte