Costituisce un esempio di cittadella religiosa con l'originale tipologia del doppio convento (Clarisse e Frati Minori). La Chiesa venne costruita tra il 1310 ed il 1328, per volere di Roberto d'Angiò e della moglie Sancia di Majorca, dagli architetti napoletani Gagliardo Primario e Leonardo di Vito in stile gotico-provenzale.
Ristrutturata in stile barocco nel XVIII secolo, semidistrutta dai bombardamenti dell'agosto del 1943, fu riportata alle originarie forme gotiche nel secondo dopoguerra. La facciata esterna è costituita da un pronao a tre arcate ogivali, dal grande rosone e dal simbolico oculo triangolare. L'interno si presenta come un'ampia e luminosa aula rettangolare coperta da una volta a capriate lignee con nove cappelle laterali.
L'altare maggiore è dominato dal maestoso "Sepolcro di Roberto d'Angiò" (1343-1344) opera dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini, sul lato destro figurano le tombe di Carlo duca di Calabria (1330- 1338) e della sua seconda moglie Maria di Valois (1333-1338 ca) del senese Tino di Camaino. Nello spazio retrostante l'altare maggiore, vi è il trecentesco coro delle clarisse, a tre navate, affrescato da Giotto e dalla sua bottega con scene dell'Apocalisse e del Compianto su Cristo Morto, di cui rimangono solo pochi frammenti.
Il chiostro delle Clarisse, oggi destinato ai Frati Minori, fu trasformato nel XVIII secolo dall'architetto Domenico Antonio Vaccaro secondo la tipologia settecentesca del "giardino rustico": due viali perpendicolari, posti su un piano sollevato rispetto al livello dei portici perimetrali, si incrociano al centro del giardino con un'affascinante sequenza di pilastri e panchine rivestiti di maioliche policrome con scene campestri, mitologiche, paesaggi, trionfi carnevaleschi e festoni di frutta e fiori.
La decorazione, opera dei ceramisti Giuseppe e Donato Massa (1714-1742), rappresenta uno dei capolavori dell'arte napoletana del Settecento.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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