Le prime notizie storiche relative agli Astroni risalgono al XIII secolo, quando il medico salernitano Pietro da Eboli giunge nei Campi Flegrei per redigere un trattato sugli usi delle acque termali intitolato "De Balneis Terrae Laboris": tra queste descrive le strutture termali di epoca romana presenti negli Astroni.
A partire dal XV secolo Alfonso d'Aragona istituisce nel cratere degli Astroni una riserva reale di caccia, destinazione d'uso che durerà fino alla fine della monarchia in Italia. La riserva di caccia assunse particolare rilievo nel '700, quando Carlo III di Borbone diede ordine di ampliare la torre d'ingresso, di erigere un muro di cinta lungo l'orlo del cratere, di edificare due torri di guardia (torre Nocera e torre Lupara) nonché di realizzare un casino di caccia denominato "la Vaccheria". Queste strutture sono oramai dei ruderi ed è in attuazione un progetto regionale per il loro recupero.
Tra i primi anni del '900 e gli inizi degli anni '70 la Riserva viene gestita dall'Opera Nazionale Combattenti e successivamente, con l'istituzione delle Regioni, acquisita dalla Regione Campania. A partire dal dopoguerra gli Astroni vengono utilizzati alla stregua di parco pubblico, nel quale è possibile svolgere qualunque tipo di attività, tra cui anche quella di accedere con centinaia di autovetture. Inizia così un progressivo declino del bosco ed è proprio per tutelare questo territorio che sin dal 1966 il WWF Italia inizia una battaglia per la sua salvaguardia.
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del 17 maggio 2001- Redazione in Napoli
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